L’ex Casa del Balilla, dove oggi si va a leggere
Come talvolta accade nella opere pubbliche a tagliare il nastro inaugurale non è sempre chi le ha iniziate. E’ successo con il recupero della biblioteca, fortemente voluto dal centrodestra e concluso dal centrosinistra. Un solo esponente della vecchia giunta, Gabriele Mello Rella, ha risposto, il 16 aprile 2016, data dell’inaugurazione, all’invito di Marco Cavicchioli. Tutti gli altri, non per viltade ma per ripicca, hanno detto no. La biblioteca è da sempre e per tutti «civica».
Chi ha fatto proposte diverse non ha mai raggiunto la condivisione sul nome. Ha rotto gli indugi il sindaco Corradino, negli ultimi mesi di governo, concordando con la famiglia Gawronski – Frassati di dedicarla al sen. Alfredo Frassati, cofondatore e direttore de La Stampa, prima che il quotidiano torinese, durante il Ventennio, diventasse proprietà della famiglia Agnelli. Reazioni contrarie si manifestarono anche all’interno della stessa giunta. Inutilmente. I giornali scrivono che, a breve, la Biblioteca uscirà dalla «genericità» e avrà finalmente una intitolazione. Tutto è bene quel che finisce bene, si dovrebbe dire ma così non è o non lo è fino in fondo. L’ex Casa del Balilla, progettata da Costantino Costantini e inaugurata il 16 febbraio 1930 per volere dell’industriale Ermanno Rivetti, ha un ottimo impatto sul visitatore e suscita l’ammirazione dei numerosi lettori che la frequentano, con un piccolo «neo»: gli spazi, da subito rivelatesi insufficienti. All’ottima direttrice Anna Bosazza – degna erede di Patrizia Bellardone – il compito di proporre al sindaco Marzio Olivero la soluzione più adatta.