«Cahiers de doléances»
L’insistenza nel trattare questo argomento non è dovuta ad un pregiudizio nei confronti di chi dovrebbe averne cura, ma è dettata dalla constatazione che la sua missione originaria è stata totalmente disattesa – trasformando in un’anonima pinacoteca di provincia il più prestigioso strumento di cultura della città e, di fatto, delegando ad altre istituzioni le iniziative più importanti. Nato con il compito di approfondire l’identità del territorio attraverso documenti e oggetti che ci riconducono alle nostre origini, richiede un continuo aggiornamento attraverso ricerche, convegni e nuove acquisizioni. Negli anni, ha smarrito la sua funzione, annullando l’attività di ricerca e promuovendo sporadiche esposizioni d’arte che raramente raggiungono la sufficienza. Il materiale distribuito nelle varie sale è di sicuro interesse ma è del tutto evidente che una semplice esposizione non è esaustiva se non è supportata da continui aggiornamenti, comparazioni e riferimenti storici che contribuiscano ad arricchirla. Basti pensare a personaggi come Sebastiano Ferrero, alla figura dell’egittologo Ernesto Schiaparelli, al dramma dell’emigrazione nei secoli XIX e XX, all’evoluzione dell’industria tessile, al fenomeno del collezionismo che ha dato origine alle prime donazioni, alla struttura stessa del chiostro cinquecentesco. La «chiave d’accesso» al MdT è data (era, perché è stato completamente smantellato) dalla presenza del (cosiddetto) paraboloide. Utile quanto spettacolare – è presente in molte realtà museali – l’installazione non è un «elemento di arredo» ma lo strumento che ci consente di conoscere, in tempo reale, tutti gli aspetti: storici, architettonici, geografici, delle singole comunità. Il supporto dei moderni strumenti informatici contribuisce ad integrare e arricchire il materiale esistente.