La piazza più bella del reame che rievoca brutti ricordi
Poteva essere la consacrazione, per Max Gaggino, la conclusione dei lavori del mega restyling del Teatro Sociale-Villani. Lo aveva fortemente voluto e i milioni di euro (1,6) inseriti nel Por Fesr rappresentavano il coronamento di un irrinunciabile desiderio. E’ nota la sua passione per il teatro: «la verità illuminata dalla finzione», aveva detto proprio così, nella conferenza stampa di presentazione del progetto, paragonando la terza Musa a uno specchio, perché «chi ha il coraggio di guardarsi allo specchio ha anche il coraggio di affrontare le proprie paure». Chissà, se pronunciando queste parole, avrà per un attimo pensato all’eventualità che sarebbe toccato ad altri raccogliere i frutti del suo impegno. Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più bravo del reame? Lo specchio rispose e il verdetto non fu incoraggiante, non per i demeriti di Max ma per colpa delle «stramaledette» quote rosa – che infrangono molte speranze e costringono a contemplare i sogni da una poltrona della prima fila.
Il triste evento sulla piazza
Chissà se, di fronte al Sociale, quel luogo tanto caro ai Biellesi, dove la Biella «bene» si accalca per le maestose stagioni teatrali, consuma banchetti al Circolo, prende l’aperitivo al Caffè, si raduna di tanto in tanto per assistere ai tanti eventi goliardici e un tempo facendo la spesa al mercato, ricorda cosa è accaduto ottant’anni fa.
Il 29 maggio 1944, ventuno partigiani dei distaccamenti «Caralli» e «Bixio» furono fucilati in piazza Quintino Sella dai militi del 115° Battaglione M. «Montebello». Dopo la guerra, Biella si impegnò a onorare la memoria dei partigiani. Negli anni ‘50, sotto la guida del sindaco Mario Coda, l’amministrazione decise di costruire un Sacrario dei Martiri della Libertà, scelta che suscitò discussioni. Le elezioni amministrative del 1951 portarono a una nuova amministrazione, guidata da Bruno Blotto Baldo, che decise di rivedere il progetto, affidando allo scultore Carmelo Cappello e all’architetto Mario Sola la realizzazione. Questo prevedeva una lapide in travertino romano alta 4 metri, con i nomi dei caduti e un ‘monumentino’ con un bassorilievo sovrastato da una croce. La lapide fu approvata dal consiglio comunale nel luglio 1952 e inaugurata il 25 aprile 1953.