La chiesa che i Biellesi faticano ad apprezzare
Sintetizzare la storia di Oropa in poche righe è impossibile, le notizie che riportiamo servono per stimolare la curiosità di chi ci legge – affidando alla bibliografia l’approfondimento degli aspetti religiosi, storici e architettonici. La tradizione vuole che sia stato il vescovo di Vercelli, il martire S. Eusebio, a portarla dal suo esilio palestinese (361?). Le statue erano in realtà tre. Una la donò a Cagliari, sua città natale; la seconda la pose a Crea, nel Monferrato; la terza la portò a Vercelli. Solo in un secondo tempo, per sfuggire alle persecuzioni degli Ariani, si rifugiò nella conca di Oropa e depose la statua in una caverna naturale sulla sponda del torrente. Nel sec. XIII, crescendo il numero dei pellegrini, si sentì la necessità di costruire accanto all’antico Sacello (incorporato nella nuova costruzione) una chiesa più ampia che, nel 1294, venne consacrata dal vescovo di Vercelli Ajmone di Challant. La Basilica Antica risale al 1600 e il progetto, a costruzione iniziata, fu trasformato dall’architetto ducale Capitano Marcantonio Toscanella. Il chiostro che recinge la chiesa sorse a cominciare dal sec XVII, su disegni dell’Arduzzi. Venne completato con la Porta Regia, la facciata (architetti Arduzzi e Filippo Juvarra), lo scalone (1755-1775, ing. Pietro Giuseppe Beltramo). Il «burnell» è una parte della caratteristica fontana che accoglie i pellegrini e arriva dal Castello di Gaglianico – risale al 1588. Di particolare pregio la Biblioteca del santuario, ricca di migliaia di volumi, sapientemente ordinati, su incarico del Consiglio di Amministrazione, dallo storico Mario Coda. La Chiesa Nuova, la cui costruzione fu iniziata ai primi del Novecento, non ha mai riscosso il favore dei biellesi. Da segnalare l’altare di Giò Ponti. Il gallerista Sergio Colongo (+ 1965) aveva combattuto perché fosse Mario Sironi ad affrescarla: le autorità dell’epoca si opposero.