In quell’area di via Torino dove si fermava il «biciulan»
L’edificio porta la firma dell’architetto Nicola Mosso (Graglia, 1899 – Torino, 1986) e fu costruito a tempo di record dall’impresa Bassotto Orologet di Biella, in vista della visita di Benito Mussolini – avvenuta nel mese di maggio del 1939. Lo stabile della «Unione Fascista degli Industriali» fu iniziato infatti il 26 maggio 1938 e consegnato il 31 ottobre dello stesso anno. Dopo la guerra subì alcune «modifiche», perché era impensabile che il «Duce in facciata» dell’artista torinese Piero Fervelli potesse sopravvivere alla caduta del regime. La stessa sorte subì qualche anno dopo il mosaico ai lati della sala consiliare, opera di Mario Gamero, anch’egli torinese. I due altorilievi allegorici dello scultore Antonio Zucconi che si trovano ai lati dell’atrio d’ingresso sono in pietra vicentina di San Gottardo di Zovencedo. In anni recenti alcuni mobili e oggetti che arredavano gli uffici della presidenza, risalenti agli anni Trenta, furono recuperati da chi scrive e destinati alla redazione di Eco di Biella quando il bisettimanale si trasferì da via Volpi nella sede attuale. Una serie di intarsi in legno – disegnati dallo stesso Mosso – che oggi troviamo nella sala consiglio e che raffigurano il mondo dell’industria biellese ed alcuni monumenti della città, originariamente facevano parte di due grandi armadiature ai lati della stessa sala. Nell’area occupata dall’U.I.B. un tempo era ubicata la stazione della linea tranviaria Biella – Vercelli, da cui passava il tranway a vapore detto, per la sua forma allungata, «biciulan» come l’omonimo biscotto vercellese. L’ultimo convoglio percorse via Torino il 31 gennaio 1933. Il prezioso lampadario che illumina la sala conferenze, nel seminterrato, è in vetro di Murano e risale agli anni della costruzione dell’edificio.
L’opera che simboleggia il concetto di «con-divisione», nel muro a nord del palazzo, è di Michelangelo Pistoletto.