Ci ch’a conta a Biela

Libro IL PORTA ZIZZANIA – marzo 2024

La ricordo come un’estate indimenticabile. Eravamo negli anni ‘70. Io, Robertino, Giuseppino, come tre piccoli briganti, decidemmo di arrampicarci sull’albero di ciliegie del signor Lacchio, parente dell’indimenticabile monsignore. Le ciliegie erano succose e irresistibili, ma Severino (il suo nome deriva dal latino Severus e significa ‘austero, rigido nel contegno’…) non aveva il senso dell’umorismo. Era arrabbiato perché strappavamo i rami, per poterle mangiare meglio, naturalmente.
Mentre ci impelagavamo nei rami, sentimmo il rumore di un piccolo Ape Piaggio 50 special arrivare dalla strada sottostante. Era il monsù Severino (individuo, che lontanamente nei tratti assomigliava al monsù Ramela), con una faccia cupa e armato di fucile caricato a sale (così ci parve).
Le nostre risate si trasformarono in urla di terrore, col sale che ci sfiorava come una pioggia di avvertimento. Scivolammo giù dall’albero come gatti impacciati e corremmo verso casa con le mani macchiate di rosso. Ci raggiunse e rimproverandoci disse: «Ragazzi avete mai pensato di chiedere?».
Da allora, le nostre scorrerie furono leggenda nel paese e Severino il nostro bersaglio. Alla fine, pur portando quel nome severo, era una brava persona.
Nell’era dei social, le marachelle da giovani sembrano un ricordo remoto. Rubare ciliegie dagli alberi, suonare campanelli, fare scherzi telefonici sono diventate reliquie di un’epoca perduta. Oggi, il mondo è dominato da proposte roboanti, da politici che preferiscono il dire al fare, e da una cultura del sensazionalismo. Tuttavia, nel tranquillo Biellese ci sono persone, almeno alcune (ne abbiamo prese a campione una cinquantina), che fanno la differenza.
Monsù Ramela, grazie alla collaborazione di Marziano Magliola e Roberto Azzoni, le ha tratteggiate: individui che agiscono anziché parlare, che costruiscono anziché promettere, che a Bièla aj conto për dabon. Quaicun sens’àut.
Noi, che di marachelle ne abbiamo combinate tante, li abbiamo voluti ritrarre in modo divertente. E mentre il mondo gira intorno al clamore dei social e alle promesse vuote, ci sono coloro che lavorano per il bene comune. Almeno alcuni. Oltre a disegnarli con un pizzico di ironia, i j’oma scërcà ‘d conteje con la chicca ant ël dialët ëd Bièla.

Michele Porta – editore

Con la chicca ant ël dialët ëd Bièla tradotta da Andrea Di Stefano – Autore di: «Leĝe e scrive ‘l piemontèis. Gramàtica e antologia dla lengua piemontèisa e dël dialët ëd Bièla»

Il libro è in vendita a 15 euro presso la Libreria Vittorio Giovannacci – Via Italia, 14 – Biella

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